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Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
mente con la mia importuna musica, vie più di strepito
piena che d armonia, ho quelle nobilissime orecchie te-
nute a bada. Onde poiché ho (secondo le promesse)
fatto vedere nel musico teorica e pratica, nella musica
aria e parole, e con le parole al suono delle sette canne
posto fine, farò ammutir questa fistula, non già (Sere-
nissimo Sire) perché il fiato della vostra benignità mi
manchi, ma per mancamento di forze, la cui debolezza
alla prontezza del mio affetto ed alla cortesia del vostro
favore non corrisponde.
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
IL CIELO
dicerie terza
Al Serenissimo Prencipe di Piemonte
Al Serenissimo Prencipe di Piemonte.
Minerva partorita dalla mente di Giove (secondoché fin-
gono gli antichi favoleggiatori) nacque armata e, subito na-
ta, incominciò ad imbracciar lo scudo e vibrar la lancia. Ma
come farà (Serenissimo Sire) questo misero parto del mio
ingegno, che nasce ignudo e disarmato d ogni difesa? E
pure appena uscito alla luce gli converrà entrare in campo
contro le lingue de detrattori assai più pungenti che le spa-
de. So che non mancheranno di coloro i quali cercheranno
di trafigerlo insu  l vivo e di ferirlo eziandio a tradigione:
imperoché aspettano i componimenti della mia penna per
lacerargli con quella attenzione che  l Drago dell Apocalis-
se aspettava a gola aperta il concetto di quella donna cele-
ste per divorarlo. Ho stimato ottimo rimedio ed unico refu-
gio il guernirlo dell armi di V. A. Campione invitto della
Virtù, a cui sarà facile schermire dalle ingiurie ingiuste il
nome d un suo divoto con l auttorità, non men che difen-
dere dalle forze potenti la vita de suoi sudditi con la spada.
A Prencipe celeste celesti cose si deono: e ch ella sia tale il
mostrano espresso la sublimità del suo intelletto, lo splen-
dore della sua magnificenza e l ornamento di tante altre
virtù. Dalle quali io, orbe inferiore, quasi da rapace violen-
za di primo mobile tirato, vengo a secondare il movimento
del mio reverente affetto con l umile offerta di questo pic-
ciolo Cielo. E senza più a V. A., profondamente m inchino.
Di Torino, adì 15 d Aprile 1614.
Di V. A. A. Serenissima
Umiliss. e divotiss. servitore
il cavalier marino.
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
Sono sì alte l eccellenze, sì ampie le preminenze di
questa, non so s io dir mi debba religione o legione, cro-
ce o trofeo, abito o spoglia trionfale, di cui, sicome l al-
trui pietà fu antica istitutrice così la vostra providenza è
stata novella ristoratrice, Serenissimo Sire, che non ritro-
vando io fra queste cose basse oggetto degno a cui rasso-
migliarla in terra, conviemmi, fra le più sublimi, ricorre a
que suggetti a cui sol merita d essere paragonata, in Cie-
lo. Né in Cielo imagine alcuna veggendo che possa o
debba giustamente contraporsi a sì nobil paragone, le ce-
lesti cose lasciate tutte in disparte, al Cielo stesso mi ap-
piglio, né con altra somiglianza stimo potersi meglio dare
la sua dignità che col Cielo stesso a divedere.
Alta materia, da lunghissimo encomio, è quella di cui
oggi a discorrere intraprendo: ma se a reggere la gravis-
sima armatura di Saulle vacillarono gli omeri d un pa-
storello, ed a portare quella d Achille furono mal atte le
forze d un giocolare: come potrà dicitore inesperto e de-
bole a sì grave peso sottentrato, sostenerlo senza cade-
re? Io per me, di niuno ingegno dotato, di niuna dottri-
na, di niuna eloquenza, con la scala di sì basso intelletto
alla sommità di sì alto Cielo poggiare, né spero verace-
mente poterlo, né posso ragionevolmente sperarlo. Sal-
vo se a voi, generosi Cavalieri fratelli, non mi volgessi,
con tutto l affetto pregandovi che, sicome in sì bel nu-
mero ammesso indegnamente mi avete, così vi piaccia
me, nube vile ed oscura, co possenti raggi del vostro So-
le sollevare in guisa che, quantunque fosco e terrestre
vapore io mi sia, da essi purgato ed illustrato, divenga in
questo Cielo un Iride di vaghi e lucidi colori dipinta: o
se, per proprio valore prender non posso qualità di stel-
la scintillante, prenda almeno (vostra mercè) forma di
baleno cadente o d altra metereologica impressione, di
quelle che talvolta nelle regioni dell aria si stampano. Né
da voi, che fra tanti a niuno in valore ed in onorevolezza
secondi, siete con tanta eminenza il primo, voglio meno
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
sperare d impetrar tanto di favorevole umanità, ch io, di
sì leggiadro corpo membro inutile, di sì nobile stromen-
to corda stemperata, di sì ricco edificio colonna inferma,
vaglia, a sì salda base appoggiato sofferire vigorosamen-
te lo  ncarco, da sì dotta mano tocco rendere armonia
soave, e da sì vivace spirito informato acquistar senso e
movimento. Non temerò adunque con la scorta della
bella Urania, fra l altre Muse la più sublime, di porre
(siccome il volgar detto risuona) audacemente la bocca
in Cielo, delle proprietà di esso Cielo ragionando, pur-
ché dalla virtù di quello stesso splendore, che può in un
medesimo punto altrui sbigottire ed avvalorare, sicome
ne sono a prima vista abbarbagliato e confuso, così favo-
re e conforto parimenti mi vengano. E s egli è pur vero
che all uom fu da natura non per altro effetto data la
fronte levata verso il Cielo, dagli altri animali differente
che l hanno china verso la terra, se non solo perch egli il
Cielo rimirasse, ecco ch io non altrove a rivolgermi né
altro a contemplare v invito che questo mistico Cielo, in
cui, se tutte le condizioni del vero Cielo concorrono, chi
vorrà dire che titolo di Cielo a diritta ragione non gli
convenga? Prendete meco (se vi piace) passo passo a mi-
surare le proporzioni di questo maraviglioso riscontro, e
considerando apparte apparte dell uno l origine, il sito,
la materia, la figura, l ornamento, la virtù, l ordine, il
movimento e l armonia, giudicate poi se sieno queste
circostanze all altro in tutto e per tutto, com io dico e
d avvantaggio dicevoli.
Fu il Cielo (se al veritiere ed infallibile testimonio del-
le sacre ed antiche croniche vogliamo prestar fede) di
tutte le fatture formate dalla creatrice meno di quel
sommo Artefice, il cui volere è potere, senza alcun dub-
bio la prima. E sì lontana dall umana memoria è la noti-
zia del suo principio, che molti diligenti interpreti della
natura e solleciti investigatori dell antichità hanno scioc-
camente creduto o essere stato ab aeterno, o di qual cosa
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