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e che gemeva: «No! no! no! no! no!» 50
Mio padre prese la sua bimba in collo,
col suo gran pianto ch era di già roco;
e la baciò, la ribaciò negli occhi
zuppi di già per non so che martoro.
«Non vuoi che vada?» «No!» «Perché non vuoi?» 50
«No! no!» «Ti porto tante belle cose!»
«No! no!» La pose in terra: essa di nuovo
stese alla canna le sue dita rosa,
gli mise l altro braccio ad un ginocchio:
«No! no! papà! no! no! papà! no! no!» 55
Non s udì che quel pianto e quei singulti
nel tranquillo mattino tutto luce.
Più non raspava i ciottoli con l unghia
la cavalla, e volgea la testa smunta
alla bimba. E le tortori, hu, hu!60
Povera bimba! non avea compiuti
due anni, e ancor dormiva nella culla.
Sapea di latte il suo gran pianto lungo:
assomigliava ad un vagir notturno.
Letteratura italiana Einaudi 106
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
Mio padre disse: «Non partirò più». 65
Jên, a un suo cenno, menò fuor del muro
la cavalla, aspettando ad un altro uscio.
Lontanò essa con un ringhio acuto.
E mio padre baciò la creatura,
e le disse: «Non vado: entro; mi muto, 70
e sto con te. Perché tu sia sicura,
prendi la canna». Rabbrividì tutta
essa, come un uccello quando arruffa
le piume; le spianò; poi con le due
braccia abbracciò la canna di bambù. 75
Ed aspettò. Aspetta ancora. Il babbo
non tornò più. Non si rivide a casa.
Lo portarono a sera in camposanto,
lo stesero in un tavolo di marmo,
dissero, oh! sì! dissero ch era sano, 80
e che avrebbe vissuto anche molti anni.
Ma uno squarcio aveva egli nel capo,
ma piena del suo sangue era una mano.
Maria! Maria! quel pegno di tuo padre,
ciò che di lui rimase, ove sarà? 85
Sorella, a volte penso che tu l abbia,
che tu lo tenga ancora fra le braccia.
Così mi pare a volte, che ti guardo
e tu non vedi, ché tu stai pregando.
Tieni le braccia in croce, un poco lasse; 90
e tieni ancora gli occhi fissi in alto.
Stai come quando ti lasciò tuo padre;
sicura, come allora. Ma una lagrima
ancora scorre a te, di quelle, e il labbro
balbetta ancora, sì: «Papà! Papà!» 95
Letteratura italiana Einaudi 107
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
51. IL NIDO DI «FARLOTTI»
Tra gli autunnali giorni ricorre
al mio pensiero sempre quel giorno,
che dal palazzo, dalla gran Torre,
facemmo un tanto mesto ritorno:
ritorno tanto mesto, sebbene
fosse alla bianca nostra casina 5
che aveva ai piedi tante verbene
e su pei muri tanta cedrina;
dov era, dietro siepi riquadre
di biancospino, dietro un cancello
verde, ciò ch era della mia madre, 10
nostro, ma poco; poco, ma bello.
Io non credeva, fuori che in sogno,
fossero altrove gigli e giaggioli,
e il dolce odore del catalogno
e gli agri pomi de lazzeruoli: 15
e ch altro al mondo fosse che il troppo,
dopo le canne fitte dell orto
e la mimosa, ch è morta, e il pioppo,
ch è morto, e l alto cedro, ch è morto.
Oh! sì, com era mesto il ritorno, 20
e sì, la sera com era mesta,
ben ch in San Mauro fosse, quel giorno,
un argentina romba di festa!
Ma morto il babbo da più d un mese,
non c era posto per i suoi nati 25
più, nella Torre, sì che al paese
ritornavamo come scacciati.
Noi s era in otto, nove con essa,
Letteratura italiana Einaudi 108
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
nella carrozza, piccoli, stretti
a lei che stava bianca e dimessa 30
tra lo scoppiare dei mortaretti;
che si vedeva pallida e magra
tra il rintoccare delle campane.
Noi si tornava per una sagra
senza più padre senza più pane. 35
E disse un uomo; disse: e l udiva
ella e ne pianse le lunghe notti
e ne fu trista fin che fu viva,
un anno: «Un nido, ve , di farlotti!»
Verlette, quando v odo cantare, 40
nunzie che il caldo viene e la state,
nelle mattine tacite e chiare,
nelle opaline lunghe serate;
Oh! dico il nido fatto tra i rovi.
il vostro nido messo tra il rusco, 45
oh! che il villano non ve lo trovi,
il molle nido pieno di musco!
che rozzo è fuori, radiche e stecchi,
ma dentro è tutto lana e lichene,
dove d un solo tratto sei becchi 50
s aprono a un solo grillo che viene!
viene nel becco vostro, che intanto
state sur una vetta vicine
spiando il cibo raro e col canto
cullando il nido ch è tra le spine! 55
Oh! voi non, mentre gettate il grido
che salva gli altri, predi l astore;
né il bruco e il grillo manchi nel nido,
né il calduccino di sotto il cuore!
E quando viene Santa Maria 60
che rende all uomo l arma sua lunga,
oh! la covata vostra già sia
buona a volare; ch e non vi giunga!
Siano volastri per mezzo agosto,
Letteratura italiana Einaudi 109
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
né con la mano l uomo li pigli 65
dopo un voletto, poco discosto
dal nido& come, madre, i tuoi figli!
E come, o madre, quella parola
ti si confisse tanto nel petto,
che assomigliava la famigliuola 70
tua nuda a quella d un uccelletto?
O madre! o madre! non era vero?
non eran ali dunque le tue?
non anche prese te lo sparviero
lasciando il nido senza voi due? 75
prima con otto bocche, poi sette,
sei, cinque& aperte sempre al tuo volo,
aperte invano& sì, di verlette:
nido fra i duri triboli solo.
Tra quei che il falco non ghermì poi, 80
o l uomo vile, madre mia santa,
tra quei farlotti piccoli tuoi,
uno non vola dunque? non canta?
non era vero vero? le prime
arie non canta, semplici e tristi? 85
non vola, in alto, poi dalle cime
scende là dove tu gli sparisti?
Letteratura italiana Einaudi 110
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
52. IL SOGNO DELLA VERGINE
I
La vergine dorme. Ma lenta
la fiamma del puro alabastro
le immemori palpebre tenta;
bussa alla chiusa anima. Il lume
vacilla nell ombra, come astro 5
di vita tra un velo di brume.
Echeggia nell anima, invasa
dal sonno, quel battere, e pare
destare la tacita casa.
La casa si desta: un sorriso 10
s accende, si muove ed appare
via via qua e là per il viso&
La vergine sogna: ed un rivo
di sangue stupisce le intatte
sue vene, d un sangue più vivo, 15
più tiepido: come di latte&
II
Stupisce le placide vene
quel flutto soave e straniero,
quel rivolo, labile, lene,
d ignota sorgente, che sembra 20
che inondi di blando mistero
le pie sigillate sue membra.
Le gracili membra non sanno
lo schianto, non sanno l amplesso:
nel cuore, sì, forse un affanno 25
c è, l ombra di un palpito, l orma
d un grido: il respiro sommesso
Letteratura italiana Einaudi 111
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
d un vago ricordo che dorma;
che dorma nel cuore ed esali
nel cuore il suo sonno romito. 30
La vergine sogna: ecco un alito
piccolo, accanto& un vagito&
III
Un figlio! che posa nel letto
suo vergine! e cerca assetato
le fonti del vergine petto! 35
O figlio d un intimo riso
dell anima! o fiore non nato
da seme, e sbocciato improvviso!
Tu fiore non retto da stelo,
tu luce non nata da fuoco, 40
tu simile a stella del cielo;
dal cielo dell anima, ov ora
sbocciasti improvviso, tra poco
tu dileguerai nell aurora.
In tanto tu vivi per una 45
breve ora; in un anima, in tanto,
di vergine; in quella tua cuna
tu piangi il tuo tacito pianto.
IV
Si dondola dondola dondola
senza rumore la cuna 50
nel mezzo al silenzio profondo;
così, come tacito al vento,
nel tacito lume di luna,
si dondola un cirro d argento.
Oh! dormi col tremolìo muto 55
Letteratura italiana Einaudi 112
Giovanni Pascoli - Canti di Castelvecchio
dell esile cuna che avesti!
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